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L'intervento dell'autore

 

 

Sappiamo che la realtà nel suo complesso è dinamica, come dello stesso dinamismo sono imperniate tutte le cose legate al concetto di esistenza.

In una visione storica globale non è facile catalogare un qualcosa se questo qualcosa è legato al principio di adattamento alla realtà dei luoghi delle situazioni, degli stili di vita.

La ricerca sulle case a corte, nata inizialmente quale censimento di questa tipologia abitativa, si è trasformata, sul campo in una ricerca e analisi sulle trasformazioni derivate dal contesto tipologico iniziale per divenire propagazione ed al tempo stesso una tipologia a sé stante che ha caratterizzato quasi tutti i nostri centri antichi.

 

La situazione Casarano, in realtà, è frutto di una dinamicità abbastanza spinta che ha portato la comunità a materializzare il concetto di movimento quale vero e proprio spostamento reale dell’abitato, ed ogni spostamento è stato il frutto di una necessità, a volte generata dall’economia dei luoghi, a volte generata dalla caratteristica geologica dei terreni, a volte a causa di motivazioni difensive o comunque militari.

 

In questa serata, non voglio tediarvi con un riassunto del testo.

 

Considerando questo mio intervento l’ultimo da dedicare a questo paese che dimostra nella sua gente una forte capacità di sapere, capacità non compensata da chi non ha interesse ad investire nella cultura e nella propria storia, vorrei sviluppare un concetto molto più ampio sui punti oscuri, o meglio, ancora non chiariti di questo territorio, diciamo o consideriamolo un lascito o degli input da passare a quei giovani che vorranno impegnarsi a continuare a fare ricerca.

 

Partiamo dalle origini.

 

Si da per scontato che il primo nucleo abitato di questo pezzo di terra sia da localizzare intorno alla chiesa di Santa Maria della Croce, meglio detta di Casaranello. Molti cultori si sono prodigati a trovare origini in antichi predium romani, ville, casali e roba simile.

 

Ma tutto ciò è vero?, è vero, cioè che quello sia il nucleo primo, l’origine di questa comunità?

Alla fine di via Solferino, in un terreno salvato all’attività speculativo-edilizia, per il solo fatto di essere di proprietà delle ferrovie Sud Est, vi è una necropoli che non so chi e su che basi, ha stabilito, quale sua datazione “Necropoli del VIII - XIII” stabilendo che questa dovrebbe essere stata un cimitero appartenente al vecchio predium di Casaranello.

 

Infatti da qualche parte ho trovato scritto: ” Si dovrebbe trattare della necropoli dell'antico borgo di Casaranello che viene fatta risalire al VIII - XIII secolo in quanto il rinvenimento delle ossa ha consentito di datare con certezza l'epoca a cui essa risale.

Le circa venti tombe ritrovate sono orientate secondo l'asse est-ovest, hanno una forma trapezoidale, sono complete di poggiatesta scavato nella roccia e sono tipiche dell'epoca paleocristiana - altomedievale.

 

Ma sono state trovate realmente delle ossa nelle tombe? E se si, considerato che erano state aperte da almeno un centinaio d’anni appartenevano ad esseri sepolti originariamente lì o magari appartenevano a qualche animale?

Chi è che ha analizzato queste ossa?

Chi ne ha fatto questa datazione?

 

Nessuno sa rispondere a questa domanda siamo nel vago, come siamo anche nel vago con l’assurdo assioma sia del paleocristiano nell’ottavo secolo, sia col concetto di altomedioevale!

 

Questo perché non si può più considerare paleocristiano un periodo dopo ottocento anni dalla morte di Cristo, siamo già all’invasione della cultura religiosa bizantina, e poi se la chiesa di casaranello è stata datata intorno al V secolo come fa la necropoli ad essere dell’ottavo?

 

Oltre questo, cerchiamo di capirci su cosa si intende per medioevo ed in particolar modo altomedioevo, perché altrimenti si rischia di ingenerare una sottile confusione temporale che certamente invece di aiutare complica ancora di più la vita.

 

Va sotto il nome di Medioevo il periodo storico che parte dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476) alla scoperta dell'America. Tale cronologia è puramente convenzionale. Tra l'archeologia del mondo classico e quella medioevale c'è l'archeologia cristiana ,che studia le testimonianze legate alla "cultura cristiana dalle sue origini".)

 

Quindi a questo punto quella necropoli secondo quell’effimera datazione non ha nulla né di paleo-cristiano né di altomedioevale che comunque è una contraddizione in termini!

 

Nella ricerca è importante ragionare sulle cose e non buttarle lì.

 

La tipologia delle tombe, il loro essere posizionate in un certo modo e la distanza dal vecchio centro abitato, negano l’appartenenza e questa datazione!

 

Quella necropoli va retrodatata come minimo al periodo alto messapico!

 

Ed in che modo datare la necropoli?

 

Semplice, le tombe non sono orientate precisamente lungo l’asse est-ovest, hanno uno spostamento di circa 25-30°. Quindi basterà calcolare la precessione degli equinozi, lo spostamento cioè dell’asse terrestre per stabilirne la datazione, che certamente non corrisponderà al VIII secolo!

Né tantomeno questo reperto in pietra, che ho rinvenuto in quel luogo può avere una datazione tanto recente, considerato il materiale da cui è composto.

 

Ma che ci faceva una necropoli in quel posto?

 

Poteva essere il frutto o meglio il risultato/resto di un’antica battaglia, ma dalle nostre conoscenze non abbiamo notizie di scontri in quel luogo.

L’unica ragione d’essere è che lì nei dintorni vi fosse un villaggio e chi erano ed a quale popolo appartenevano gli abitanti di quel villaggio?

 

Ho passato molti anni a cercare un segno il risultato che desse un qualche risultato, e, nonostante la continua trasformazione dei luoghi, è che il villaggio esiste e per quanto ho potuto trovare sinora, vi è ancora un pezzo di tratturo ed uno sviluppo di almeno 11 tratti di insediamenti capannicoli a forma rotonda con un diametro di circa 5 metri lungo l’asse del tratturo.

 

 

 

Vi sono molti altri segni ancora da decifrare, ma questo spetterà a chi vorrà continuare.

 

Anche per quanto concerne gli abitanti bisogna fare un po’ di luce.

 

Parliamo tanto dei messapi, ma sappiamo benissimo che non è un popolo nato qui, ma gente trasferitasi in questi luoghi dalla vicina Illiria, all’incirca l’attuale Albania. Ma prima di loro chi c’era qui?

 

Ed oltre questo, perché i messapi che erano uno tra i popoli bellicosi, infatti si hanno notizie certe che avessero un carattere indipendente e bellicoso, e di un potente esercito (le fonti riportano il numero di 70mila guerrieri tra fanti e cavalieri), d’improvviso decidessero di trasferirsi qui?

 

E lo hanno fatto in modo pacifico o guerreggiando e se guerreggiando avevano certamente di fronte un popolo non certamente disposto ad una tranquilla sottomissione.

 

Infatti inizia a venir fuori l’ipotesi che la civiltà dei templi maltese sia stata soggiogata e distrutta proprio dagli abitanti di queste terre prima dell’avvento dei messapi!

 

Le fonti storiche ci dicono che le prime colonie Greche, stanziatesi nella nostra terra, incontrarono 3 grandi popolazioni: Ausoni, Enotri e Japigi. Di origine indoeuropea, gli Ausoni, esistevano già intorno al 1600 a.C., cioè all'inizio del Bronzo medio.

Gli illiri, provenienti dall'altra sponda dell'Adriatico, trovarono nella regione la popolazione indigena e si amalgamarono con essa, dando origine a tre gruppi etnici diversi: al nord i Dauni o Apuli, al centro i Peucezi ed al sud i Messapi. Il nome fu loro attribuito dai Greci, che considerarono questi popoli discendenti del mitico Dedalo tramite suo figlio Iapige.

 

Ellanico di Lesbo (riportato da Dionigi di Alicarnasso, narra che tre generazioni prima della guerra di Troia (quindi attorno al 1270 a.C.), gli Ausoni furono scacciati dagli Iapigi.

 

Ma siamo solo, per modo di dire intorno al 1600 A.C., quando in zona abbiamo reperti datati scientificamente almeno a 7500 anni prima di Cristo!

 

Quindi, anche questo, un settore di ricerca che è ancora completamente inesplorato.

Parlavamo prima di dinamicità e questa dinamicità può essere applicata alla nostra comunità, perché Casarano, almeno fisicamente, non è mai stato un paese che è riuscito a stare fermo, né tantomeno fare come gli altri paesi che il loro estendersi lo fanno a macchia d’olio.

 

Quindi se noi stabiliamo che il primo nucleo reale di questa comunità è da individuarsi in località Comuni o Cisternella il primo spostamento è verso est con la creazione del nucleo Casaranello, spostamento derivato dal posizionarsi, in termini economici su di un incrocio viario e probabilmente, come dicono alcuni, perché lì era stato collocato un predium romano.

 

Sino all’anno mille questo continuo estendersi verso est è andato avanti sino a giungere dove ora si trova la chiesa di sant’Elia, o quello che ne rimane.

 

Alcuni secoli dopo vi è un improvviso cambiamento.

 

Siamo negli anni di Federico II, molto legato ai templari ed all’ordine monastico dei cistercensi. 

 

Federico aveva fatto costruire castelli e palazzi imperiali in tutta la regione, amata anche per le possibilità di esercitarvi l'arte venatoria, alla quale era appassionato.

 

Ma vi è mai stato o esistito un castello a Casarano?

La tradizione orale ci tramanda che quando i nostri vecchi parlavano di piazza Garibaldi dicevano “SU CASTEDDHRU” ma perché se un castello non c’era?

 

Nelle mie ricerche nell’interno della struttura non sono riuscito a trovare nulla, salvo la vecchia chiesa di San Salvatore, che si riteneva definitiamente scomparsa.

 

Inoltre dobbiamo anche considerare che i d’Aquino, quando acquisirono il feudo nel 1637 per 71.000 ducati, pensarono bene di trasformare il luogo in un sontuoso palazzo e forse lo stesso Tiso, nel quadro di “San Giovanni Elemosiniere che porta la comunione” vuol darcene testimonianza.

 

Inoltre, nel testo del Di Paola “l’università di Casarano nel catasto antico del 1722” parla di alcune case sul fosso, case localizzate in quello che è rimasto nel quartiere terra.

Ebbene possiamo confermare che una qualche struttura difensiva, creata sui canoni cistercensi, è esistita ed ancora rimangono, anche se labili le tracce.

 

Guardando la piantina di Casarano del 1877 e analizzando l’impostazione del quartiere terra ci è facile scorgere come due angoli posti su vico terra abbiano una forma che ricordano quella di due bastioni. Nell’interno di questa perimetrazione, poi, scorgiamo gli assi, trasformati col tempo in corte, del cardo e decumano.

(IMMAGINE 11)

Quindi, come si può vedere di domande a cui dare delle risposte ve ne sono tantissime e tutte passanti sulla nostra pelle e davanti ai nostri occhi, basta saperle guardare e cercare.

 

Ai giovani novelli don Chisciotte che vorranno cimentarsi nell’arte dello scovare, riscoprire e tutelare quello che rimane di questo territorio, ricordo le parole di un nostro amato cantautore che diceva: “ore infinite, come costellazioni ed ode, spietate come gli occhi della memoria, altra memoria e non basta ancora, cose svanite facce e poi ...il futuro” perché non ci può essere futuro senza la memoria e non si può essere comunità senza una storia alle spalle.

 

Voglio concludere con una frase di Shakespeare  che recita “signori, il tempo della vita è breve e, se viviamo, viviamo per calpestare i re”, perché non esiste un re che domina il nostro io, il nostro pensiero, ma esistono tanti io che formano un noi, confrontandosi con modestia e senza il servilistico assoggettamento del pensiero perché è quello che vedo in molto giovani di oggi, l’incapacità a liberarsi dagli schiavismi mentali quali discenti presuntuosi di sapere nascosti dietro maschere di altrui conoscenza.

 

Ma la brevità del tempo, molto spesso, non ci dà il modo di capirlo, salvo a guardarci indietro a rinforzare, con pazienza, le nostre fondamenta, le basi, la storia di quello che siamo e di come lo siamo diventati.

 

Pino De Nuzzo

LA CASA A CORTE BIZANTINA

(Il sistema abitativo-tipologico nel centro antico di Casarano)

ed.CRSEC Le 46-Reg.Puglia

 foto della serata

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Ultimo aggiornamento:

 29 gennaio 2007