Sei nel sito dell'architetto Pino De Nuzzo - You are in the site of architect Pino De Nuzzo - Vous êtes dans l'emplacement de l'architecte Pino De Nuzzo - usted está en el sitio del arquitecto Pino De Nuzzo - sie sind im aufstellungsort des architekten Pino De Nuzzo

 

Home page

generale

                                    

Home page controstoria

 

L'archeologia

Archeologia proibita

MU

La Sfinge di Gavea
Le leggi dei Sumeri

I Messapi

 

Religioni & Spiritualità

Come nacque la Bibbia

I Dieci Comandamenti

Il mito dei Magi

Come vennero tramandati i vangeli?

Maria nei Vangeli e nei Dogmi

il discepolo senza nome

Leggenda e storia delle 7 sorelle

 

Il Risorgimento

GIUSEPPE GARIBALDI

nascita di una colonia

I NOVANTA GIORNI

DI GARIBALDI IN SICILIA

I MILLE 

La banda del Matese

Storie di briganti salentini

 

Personaggi

Galileo Galilei

Giordano Bruno

Celestino V

Giuseppe da Copertino

Quintino  Venneri

Achille Starace

Nikola Tesla

Edgar Cayce

Silvio Berlusconi

Negroponte

 

La storia negata

L’Abbazia di San Nicola di  Casole

Gli Ottocento Martiri di Otranto

La Comune sconosciuta

Kronstadt

Protocolli dei savi di Sion

1964

Golpe in Italia

Piazza Fontana

Il golpe Borghese

Le origini occultiste del Partito Nazista

Agitazioni a Gallipoli dal 1880-1890

 

Misteri, oggetti & co.

Il mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto

L'arca dell'Alleanza

I TEMPLARI

La Sindone

La storia del Graal  

La macchina del tempo
La famiglia Bush, la mafia cubana
e l’omicidio di Kennedy

L'isola che non c'è

 

Varie & modernità

GLI INDIANI D'AMERICA

Lettera di Capo Seathl

Guernica:

la verità e

le menzogne

Un secolo di aggressioni

IL P.N.A.C. USA

11 settembre 2001

Lo Tsunami asiatico

Fallujah:  la strage nascosta

Kankropoli

La donna e il femminismo

L'ipotesi B

Forza Mafia

Aviaria

La frottola degli attentati con l'esplosivo liquido

 

 

 

Achille Starace

il lato tragicomico del fascismo

da: Wikipedia, l'enciclopedia libera

 

 

       Indice

Achille Starace

(Sannicola, Lecce 18 agosto 1889 - Milano 29 aprile 1945)

fu uno squadrista, un gerarca del fascismo ed un uomo politico italiano.

 

Nato da una famiglia pugliese importante e ricca (il padre commerciava vino ed olio d'oliva, la madre era nobile), rinunciò agli studi a Venezia per intraprendere la carriera militare: partecipò con coraggio alla Prima Guerra Mondiale, dove divenne ufficiale dei bersaglieri ed ottenne due croci al valor militare, oltre a numerosi riconoscimenti anche dall'esercito francese. Si sposò presto, lasciando la moglie sempre a Gallipoli, per tutto il seguito della carriera; questo particolare sarebbe stato spunto di velenose insinuazioni circa la sua potenza virile, fatte circolare da altri gerarchi (con probabile intento di eliminazione di un concorrente alle cariche più importanti del partito) in tempi in cui tale "difetto" era considerato gravemente invalidante, almeno per l'assunzione di incarichi pubblici. Starace avrebbe in seguito cercato di costruirsi una fama di donnaiolo che potesse smentire questa.

Nel primo dopoguerra divenne un fedelissimo di Benito Mussolini, tanto che sarebbe stato sarcasticamente definito, anche dalla sua stessa figlia, come "l'uomo che respirava per ordine del duce".

Da Mussolini ricevette l'incarico di diffondere il fascismo nel Trentino Alto Adige. Nel tempo Starace fu fondatore del Fascio di Trento nel 1920, vicesegretario del Partito Nazionale Fascista nel 1921, ispettore per la Sicilia nel 1922 e deputato nel 1924. Subito dopo, nella drammatica situazione seguente al delitto Matteotti, offrì a Mussolini la sua disponibilità ad assumersi la responsabilità dell'accaduto, ma l'offerta venne respinta.

Nel 1935 partecipò come volontario alla guerra d'Etiopia, sulla cui esperienza pubblicò due anni dopo il libro "La marcia su Gondar".

Fu anche presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, dal 1933 al 1939, in un periodo in cui il movimento sportivo era strumentalizzato dal regime per meri fini propagandistici.

La sua fedele riconoscenza nei confronti dell'uomo di Predappio, gli consentì di fare carriera, secondo molti ben oltre le sue capacità: ancora vicesegretario nel 1926, dal 1931 al 1939 si impose come segretario nazionale del partito fascista, prendendo il posto di Giovanni Battista Giurati. Alle obiezioni mosse da altri gerarchi, che ne segnalavano il modesto acume, Mussolini rispose espressivamente: "... un cretino, sì, ma obbediente!".

In questa veste (di obbediente) operò per diffondere una capillare presenza del partito nella vita della società, coinvolgendo nella fascistizzazione le masse, se necessario anche con la forza, in organizzazioni ed in manifestazioni che includevano ed inquadravano "fascistamente" i cittadini, dalla scuola elementare all'università, al dopo lavoro.

Starace nella vita quotidiana italiana

Volute con convinzione da Starace, furono infatti rese obbligatorie alcune forme con le quali il fascismo (o almeno Starace) si proponeva di caratterizzare la vita pubblica degli italiani.

Una delle più note è la sostituzione della stretta di mano (considerata una "mollezza" anglosassone) col saluto romano, codificato fin nell'angolatura del braccio teso, che doveva ergersi ad un certo numero di gradi dal busto, con le dita della mano aperta unite. La "vecchia" stretta di mano divenne uso da perseguire, ed in uno dei suoi innumerevoli fogli scrisse: "«Dedito alla stretta di mano», ecco la nota caratteristica da segnare nella cartella personale di chi persista in questa esteriorità caratteristica di scarso spirito fascista.".

Seguirono l'uso del più virile "voi" al posto del "lei" nella lingua parlata e scritta, l'obbligo di partecipare a cerimoniali coreografici di massa, l'obbligatorietà dell'uso della divisa al sabato e alle feste e l'obbligo di dedicare la giornata del sabato, il "sabato fascista", ad esercizi di virilità e coraggio, consistenti per i gerarchi nel gettarsi, quand'anche obesi, nel cerchio di fuoco ed in altre prove ginnico-coreografiche.

Stabilì le articolate forme del collettivo "saluto al Duce" (che lo stesso interessato avrebbe definito "una litania cui manca solo di risponder amen") e prescrisse che la parola "duce" si dovesse scrivere con tutte le lettere maiuscole. Più ancora, suggerì di decorare le facciate libere delle case con scritte riproducenti motti, slogan o il nome del Duce; intervenne perché nell'erigendo quartiere romano di San Basilio, una delle case popolari in costruzione (in realtà un gruppo di tre palazzine) avesse una pianta riproducente la parola "DVX", così che fosse "leggibile" dagli aerei in transito.

Propose anche di istituire l'obbligo di concludere tutte le lettere private con la frase "Viva il Duce", ma Mussolini, ragionevolmente intuendo quale effetto sarebbe potuto scaturire nel caso di lettere non allegre, ad esempio di messaggi di condoglianze (Tizio è morto, viva il Duce), categoricamente lo proibì, malgrado le insistenze. Fu invece d'accordo nell'iniziativa che prevedeva di lasciare le luci dello studio di Palazzo Venezia accese tutta la notte, così che i passanti potessero immaginare che Mussolini stesse lavorando anche di notte, anche a quell'ora, qualunque fosse. Per non affondare nel ridicolo, però, di nascosto a Starace (che era di abitudini morigerate e ritirandosi presto non avrebbe potuto controllare) il Duce incaricò un commesso di spegnere le luci dopo la mezzanotte.

Con la fase dell'autarchia, Starace poté dare il "meglio" di sé nell'escogitare accorgimenti che consentissero agli italiani di vivere "in italiano", fascistamente. Nulla poteva essere importato dall'estero e Starace sviluppò il progetto (già abbozzato da altri) di imporre l'uso dell'orbace, una lana grezza e assai resistente prodotta in Sardegna, al posto dei tessuti tradizionali. La campagna dell'orbace, peraltro, alimentò le piccole economie rurali dell'isola, che oltre che per cause secolari pativano ora per l'immigrazione interna dei coloni (soprattutto veneti) delle bonifiche. Di orbace furono le uniformi militari della Milizia, e già questa era una buona commessa, di gran respiro.

La Sardegna si trovò poi autarchicamente un poco avvantaggiata rispetto alle altre regioni, perché l'assonanza dei cognomi dei sardi con lemmi latini evitò loro di dover italianizzare il cognome (e se occorreva anche il nome), come accadde invece nel resto d'Italia a coloro che ne avevano di stranieri. Astrusi sostantivi italiani rimpiazzarono inoltre i correnti corrispondenti stranieri, imponendosi ad esempio l'uso di "mescita" per il bar, di "coda di gallo" per il coktail, di "pallacorda" per il tennis ed altre studiate parole nazionali allontanarono quelle foreste.

Starace e i gerarchi

Fu detto che l'Italia sia stata un paese di due soli abitanti: Mussolini e Starace, il secondo dei quali era quello che credeva che fosse così. Il motteggio, uno dei mille che riguardavano il segretario fascista, pungeva in effetti una delle caratteristiche, caratteriali prima che politiche, dell'uomo. La fortissima, quasi proverbiale devozione al Duce, fece agire Starace come se quello fosse davvero l'unico altro esistente oltre a sé stesso, anche nella vita di partito.

Nel partito, Starace aveva da presto già registrato posizioni di netto contrasto (ma si potrebbe aggiungere che era proprio reciproca disistima, se non rancorosa avversione) con Roberto Farinacci, il quale oltre ad averne presto individuato la pasta del piccolo borghese, aveva avuto anche l'ardire di opporsi a Mussolini. Nel primo importante dissidio interno, fra i due il Duce scommise sul più devoto e gli affidò ruoli di crescente importanza nella costituzione della creanda Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale; di questa Starace sarebbe divenuto Luogotenente Generale.

Nel suo cammino all'interno del partito, la conquista della "poltrona" di segretario del partito, la più alta fra quelle lasciate libere dalla necessaria riserva a Mussolini, somiglia ad una conquista militare che ottenne lasciando dietro di sé molti gerarchi politicamente "uccisi" o "gravemente feriti". Non tutti infatti poterono riprendere le posizioni ricoperte, formali o di influenza, prima del suo passaggio. Non si riebbe Mario Giampaoli, federale di Milano, la cui carriera non sarebbe più stata rilevante come nelle premesse, mentre accusò un grave colpo quella di Renato Ricci, che per ragione della storicità della sua presenza nel movimento, si trovava a governare l'Opera Nazionale Balilla; Starace gli scippò il controllo sull'inquadramento delle leve giovanili, inventando la Gioventù Italiana del Littorio intorno alla quale si stringevano (o co-stringevano) i Figli della Lupa e le Giovani Italiane.

Molti studi hanno cercato di scorgere nelle azioni di Starace un segnale indicatore di quanto la carriera sia stata effetto non sollecitato della pura "fede" fascista, anzi mussoliniana, e quanto invece questa devoluzione dell'intera persona alla causa potesse essere consapevole strumento di raggiungimento di quegli obiettivi che aveva riconosciuto alla sua portata. Divenne, cioé, Starace importante perché "fedelissimo" o fu tale per diventare importante?

Di recente, inoltre, alcuni studi hanno cercato di scorgere quali qualità personali Mussolini abbia scorto in Starace, tali da affidargli la guida del partito per quasi 10 anni, e cosa invece sia cambiato in questa considerazione allo scoppio della guerra.

Gli ultimi anni

Con l'emanazione delle leggi razziali del 1938, Starace si mostrò profondamente antisemita, tra il 1939 e il 1941 diresse la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (o MVSN), si dichiarò favorevole all'alleanza tra la Germania di Adolf Hitler e l'Italia e d'accordo con l'entrata di quest'ultima nella Seconda Guerra Mondiale. L'inizio della guerra lo trovò in cerca di un fronte sul quale combattere, essendo stato relegato in inerti mansioni da "imboscato" dal suo antico corpo dei Bersaglieri; in divisa da Miliziano andò allora per suo conto a combattere sul fronte albanese, dove nel 1941 fu ferito. Il rimpatrio coincise con le dimissioni dalle cariche, comunicategli da Mussolini per lettera.

L'estromissione dalle cariche pubbliche, sua fonte di reddito, lo ridussero praticamente alla miseria, sopportata con dignità ma alquanto dura, non avendo Starace profittato della sua posizione per arricchimenti personali. Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana, anche nella quale, tuttavia, restò emarginato da ogni incarico politico di rilievo.

Mussolini, anzi, si stancò presto delle sue lagnanze, espresse in missive inviate quasi quotidianamente come al tempo in cui, da segretario, inviava giornalieri rapporti mai degnati di risposta; lo fece addirittura arrestare ed internare nel campo di concentramento di Lumezzane con il pretesto che Starace fosse invischiato in qualche oscura trama insieme a Badoglio. Liberatolo dopo qualche mese, Mussolini diede ordine che non gli fosse consentito avvicinarlo e che non gli venissero inoltrate le suppliche che Starace non aveva smesso di scrivere.

Starace restò quindi solo e privo di entrate, nel suo modesto appartamento di Milano, sostenuto a distanza dalla figlia e ridotto a coltivarsi un piccolo orto per mangiare.

Nell'aprile del 1945, finì insieme al "suo" Duce ed al "suo" fascismo: la mattina di piazzale Loreto, uscì come tutti i giorni per il suo consueto footing, forse ignaro degli accadimenti o forse storditone al punto da non pensare di poter rischiare anch'egli di patirne guai. Fu riconosciuto da alcuni partigiani che, quasi increduli, lo catturarono e lo condussero presso il Politecnico, dove fu sommariamente processato. Fu poi condotto a piazzale Loreto dove fu fucilato. Il suo cadavere fu esposto insieme a quello di Mussolini.

Il lato tragicomico del fascismo

Indicare in Starace il catalizzatore principale delle energie della satira e dei lazzi popolari durante il fascismo, sarebbe una descrizione anche parziale di quanto accaduto per effetto del suo passaggio nella storia patria. Se proprio in quei tempi Pirandello, e non è detto che fosse per caso, delineava la sua teoria sull'umorismo e ne indicava le cause nella stridenza dei contrasti con le inerzialità logiche e col comune sentire, con queste Starace strideva ad ogni nuova parola scritta, ad ogni nuova disposizione impartita, avendo diradato il contatto con la vita quotidiana, e non curandosi degli effetti cercati, né della loro inconsapevole paradossalità. La circostanza che il tempo trascorso dall'"era fascista" abbia sufficientemente rimosso certe mentalità dalla quotidianità attuale, incrementa certamente la distanza dal fascismo à la Starace, ma anche i suoi contemporanei ricevevano con notevole sorpresa, solo di poco inferiore a quella dei contemporanei, le sue elaborazioni.

Le citazioni della prolifica penna staraciana sono innumerevoli, e la maggior parte di esse, intendendo per un momento astrarsi dalla tragicità dei momenti storici, sono a sé bastanti per rendere nozione di quanto Starace si fosse allontanato dal senso pratico nel suo perseguire una costruzione teorica che mirava a dare al fascismo lo spessore "culturale" che era convinto meritasse:

Chissà perché ci si attenda ancora a considerare la fine dell'anno al metro del 31 dicembre, piuttosto che a quello del 28 ottobre. L'attaccamento a questa consuetudine è indice di mentalità non fascista.

Menzione va fatta di una certa onestà di fondo del soggetto, che nella convinzione di ben fare e di seguire la migliore delle ideologie possibili, "candidamente" si trovava a chiamare talvolta le cose con il nome che era loro proprio, non immaginando che potesse esservi alcunché di sbagliato:

Alla parola "comizio" d'ora innanzi prego di sostituire la parola "raduno di propaganda". Il comizio ci ricorda tempi superati per sempre.

L'aneddotica è vastissima. Invitato una volta ad un convegno di medici, Starace vi arrivò con un'ora di ritardo ed agli innascondibili brontolii dei convegnisti (non si sarebbero potute elevare proteste, dato il suo ruolo) replicò disarmante: "Fate ginnastica e non medicina. Abbandonate i libri e datevi all'ippica". Quest'ultima frase divenne immediatamente un modo di dire assai diffuso, tuttora utilizzato quando si desideri sollecitare qualcuno a cambiare programma o interessi.

Poi passa alla riforma dell’abbigliamento: è proibito portare il cilindro, i pantaloni neri a righe, le giacche sgargianti sulla camicia nera; le scarpe devono essere nere e sempre lucide e la cravatta non deve mai svolazzare fuori dalla giacca. Ordina come vestirsi la sera e come vestirsi la mattina, quando usare il berretto e quando il fez. Lui stesso è disegnatore e creatore di divise e berretti. Dall’abbigliamento alla lingua: è proibito usare la parola insediarsi perchè richiama alla mente la poltrona; concetto che il Fascismo respinge ed è altresì proibito usare quasi tutte le parole straniere come folklore, bar, bonne, cabaret, ecc.; la parola the non solo si dovrà scriverla senza l’h al centro ma è perfino proibito berlo.
Cultore dello sport e lui stesso discreto ginnasta pretende da tutti i Gerarchi e Federali almeno dieci minuti al giorno di esercizi ginnici: Bisogna abbandonare le mollezze offerte dall’automobile e se appena possibile, utilizzare sempre la bicicletta, la motocicletta o il cavallo.
Commise alcune gaffes clamorose, come quando parlò di Claretta Petacci, assente, attribuendole un rango di moglie in presenza di quella vera, Donna Rachele, che ne chiese la testa perché il modo della sortita era sembrato direttamente offensivo. Ed in famiglia, anche Galeazzo Ciano, quantunque genero del Duce, si ebbe qualche sgradita contumelia, sebbene non si sia vendicato ed abbia anzi spiegato l'odio che gli italiani riservavano a Starace precisando, salacemente ma non senza centrare il punto, che gli italiani "possono perdonare a chi fa loro del male", ma non "a chi rompe loro le scatole".

Ed anche il re fu vittima di una clamorosa gaffe istituzionale: nel 1937, poco dopo la proclamazione dell'impero, Starace (che aveva narrato di alcune sue imprese estere) era stato nominato ministro e decorato con medaglia d'argento; per ringraziare, istituì dal nulla il grado militare supremo di Primo Maresciallo dell'Impero, di cui ritenne contemporaneamente degni il re e Mussolini, che con l'attribuzione del grado più alto di tutta le gerarchia era stato equiparato al sovrano. Vittorio Emanuele non reagì, per superiori interessi di quieto convivere, ma l'offesa era indubbiamente assai pesante.

Lo stesso Mussolini si offese del titolo che Starace diede al suo libro, "Marcia su Gondar", che con l'inevitabile accostamento alla Marcia su Roma, insieme celebrava un immeritevole e,nell'ottica del regime, faceva scadere il significato del momento storico. Ciò malgrado, il Duce passò sopra anche a questa e, come sempre, gli confermò la sua fiducia.

Cronaca della morte

Nella tarda mattinata del 29 aprile Starace è portato con un camioncino dai partigiani a Piazzale Loreto dinanzi all'esposizione dei cadaveri di Mussolini, Claretta e gli  uccisi a Dongo. E' frastornato dagli ordini che gli danno i partigiani e suoi esecutandi.

Gli chiedono di fare il saluto fascista e lui lo fa, gli chiedono di fare il saluto comunista e lui obbedisce, come un fantasma. I minuti passano. Un partigiano che gli è accanto gli dà continui spintoni. "Fate presto! invece di picchiare ed insultare un uomo che state per fucilare!" dice.

    Il capitano Marino, comandante della 116° Brigata Garibaldi, che guida il plotone di esecuzione che dovrebbe eseguire la condanna lo fa disporre con la faccia al muro per sparargli alle spalle. Ma mette troppo tempo. "Fate presto!" mormora Achille, fronte al muro. Angelo Galbiati, il nome vero del capitano Marino, dà l'ordine di "fuoco!"

    "Viva il Duce!" grida Achille Starace mentre cade sotto il crepitio dei colpi.


 

 

tratto da:

http://it.wikipedia.org/wiki/Achille_Starace

 

 

Home | archeologia proibita | mu | la sfinge di Gavea | le leggi dei sumeri | Messapi | Come nacque la bibbia | i 10 Comandamenti | Magi | Vangeli | Maria nei vangeli | il discepolo senza nome | LA leggenda delle 7 sorelle | Garibaldi | i Mille | Nascita di una colonia | i 90 giorni siciliani | Banda Matese | Il brigante Venneri | Celestino V | Galileo Galilei | giordano bruno | S. Giuseppe da Copertino | Il brigante Venneri | Achille Starace | Tesla | Cayce | Berlusconi | Negroponte | L'abbazia di casole | i martiri di Otranto | La Comune di Parigi | Kronstadt | Le origini occultiste del Nazismo | Protocolli dei savi anziani di Sion | golpe in Italia | Piazza fontana | Il golpe Borghese | otranto | arca | I TEMPLARI | Graal | Sindone | La macchina del tempo | omicidio Kennedi | L'isola che non c'è | Gli indiani | Capo Seathl | Guernica | PNAC | Quell'11 settembre | tsunami | Falluja | Kankropoli | femminismo | l'ipotesi B | forza mafia | Aviaria | La storia dell'esplosivo liquido

 

Nedstat Basic - Free web site statistics

Ultimo aggiornamento:

 29 ottobre 2006